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Damm a trà

Letteralmente l'espressione "Damm a trà" significa: dammi retta, ascoltami. Il significato più profondo è un accorato appello ad ascoltare un consiglio dettato dal cuore di una persona che ti vuole bene che ti chiede di avere fiducia in lei.
La funzione che si è voluto affidare a questo libro è quella di tramandare il dialetto cuggionese attraverso i proverbi, i modi dire e le filastrocche. I proverbi sono suddivisi per tema: la famiglia,religione e superstizioni, il lavoro, la salute, ecc... e si legge il proverbio in dialetto, la tradizione in italiano e una breve spiegazione dello stesso.

Quänd töan mié a fèn tücc l'ost e ul prestiné
Quando prendono moglie fanno tutti l'oste e il panettiere

Nel periodo storico in cui viene coniato questo proverbio la differenza fra i ceti sociali era ben evidenziata. L'oste e il panettiere erano considerati di una classe sociale superiore, quindi più ricca.
La sposa e la madre, per vantarsi con le amiche, presentavano spesso il futuro marito come appartenente a questa categoria privilegiata.
Capitava spesso che anche lo sposo facesse la stessa cosa, specialmente per far digerire qualche difettuccio.
In questi casi le delusioni erano in agguato.

L'è püsé facil ca möör a vaca d'un por òm che ul fiö d'una pòra dona
E' più facile che muoia la vacca di un povero uomo che il figlio di una povera donna

Da questo proverbio si comprende il grado di povertà in cui versavano molte famiglie in quel periodo. La disperazione dovuta alla mancanza di mezzi di sostentamento era tale che si preferiva morisse un bambino piuttosto che una mucca. Quest'ultima era un patrimonio per la famiglia, da essa si ricavava da mangiare per tutti, mentre un bambino era una bocca in più con la quale dividere lo scarso cibo che si aveva a disposizione.
Il cinismo e la trasgressione del principio morale fondamentale, il rispetto per la vita, esprimono il degrado morale a cui possono portare la fame e la mancanza di ogni prospettiva di riscatto.

Donn dunètt Donne connette
andé a durmì, andate a dormire,
che stanocc che stanotte
i da murì; dovete morire;
se nun vurì cred se non volete credere
che Diu va dumända, che Dio vi domanda,
guardé in l'ari guardate in alto
gh'è là una gämba. c'è là una gamba.

Questa filastrocca è sicuramente della metà del 1800 perché è stata raccontata da una donna nata nel 1850 che l'ha sentita quando era ragazzina.
In quegli anni le adolescenti si riunivano nelle stalle, che probabilmente era l'ambiente più caldo della casa, a fare i lavori a maglia o a cucire.
Le stalle avevano sul soffitto una botola dalla quale si faceva passare il fieno che si trovava nella cascina soprastante.
Ragazzi intraprendenti e giocherelloni recitavano questa filastrocca con una voce cavernosa mentre uno di loro faceva pendere una gamba dalla botola con lo scopo di spaventare le ragazze e nella speranza di ottenerne i favori.